27 Gennaio 1945 : dopo 75 anni, cos'è cambiato?



Ogni anno, il 27 Gennaio, arriva il momento di indossare la tipica maschera dell'ipocrisia e del finto perbenismo, che fa apparire al singolo tutto sbagliato, solo quando è un organo a definirlo tale.

Di base, in pochi riescono a pesare l'importanza del giorno in cui si ricordano le vittime di una delle più grandi tragedie della storia mondiale; sembrerebbe estremamente comune coglierne la vera valenza, che però viene offuscata dalla superficialità dell'essere umano, spesso incapace di non sforzare il proprio dispiacere. Perché l'uomo non è generalmente convinto di ciò che pensa, ma crede di esserlo; riesce a farsi inculcare qualsiasi cosa e a credere di averla fatta propria. Questa tipica tendenza umana, si incastra alla perfezione con un altro vizio umano, quello di non voler apparire com'è davvero. Ciò è completamente naturale nel comune vivere, ma assume sembianze anomale quando finisce per diventare un putrido servizio senza valore. Svalutare l'importanza di ciò che è stato, è una pratica estremamente comune, ma invisibile.

Nella nostra società, strumentalizzare uno degli eventi più cupi della storia umana è una cosa che avviene senza vera conseguenza; in pochi guardano oltre la scrematura di determinate circostanze : ecco che, in questo modo, il ricordo e la valenza di un giorno importante come il 27 gennaio, muore dietro la maschera ipocrita di chi, si sente forzato a provare compassione e dispiacere. Il giorno dopo, la vita riprende in maniera tranquilla e non si tende a tenere a mente questa data; si ritorna a svalutare le minoranze nel proprio paese, a ergersi al di sopra di deteminate persone, diventando "nazista". Sì, nazista. Non è una parola dura, perchè non è un colore o un simbolo ad identificare un (pessimo) uomo, ma ciò che si nasconde dietro la propria ideologia. Ogni persona ha un'ideologia, ma spesso non pensa neanche possa essere accostata al medesimo termine; un'ideologia è spesso il nostro riassunto morale. Tendere a ricordare una giornata solo perché divenuta ormai comune costume sociale, è un atteggiamento nazista. Il nazismo non è mai morto e non è mai nato, ha solo trovato un nome durante la prima metà del '900, attaccandosi a metodi già esistenti e continuamente praticati ed evolvendosi dopo. Non riconoscere qquesto, equivale ad ignorare tutto quello che è stato prima, ponendolo sotto il piano di ciò che in realtà, ormai, non appartiene più all'uomo.

In Italia siamo continuamente portati a rispettare certi ricordi storici per 24h, per poi gettare fango su chi ha sofferto, in maniera totalmente indiretta, ma continuamente dannosa. Nel 2020, si continua a guardare con disprezzo e completa generalizzazione chi non è nativo del "Malpaese", credendolo dannoso per la propria società e capace di intaccare la propria incolumità. Sembrerebbe totalmente inutile dover sottolineare i parallelismi sotto questa luce; dovrebbero risaltare come evidenti anche a chi ignora queste situazioni e analogie. Si insulta in maniera inconscia anche chi, 75 anni fa, è uscito da quei campi di concentramento, chi non ha potuto vedere la luce oltre quei fili spinati per colpa di uomini insensati. Si ignorano anche i morti nei Gulag, le vittime del genocidio armeno, delle crociate; si insultano tutti coloro che, per motivi razziali, sono stati vittime del sopravvento di chi, autoidentificandosi, si è sentito in diritto di far inginocchiare determinati gruppi di persone.

Senza contare come questi ultimi avvenimenti sopracitati, vengano continuamente ignorati dalla società, quasi ad essere classificati come "inferiore"; l'ego umano è talmente grande da poter classificare inconsciamente il valore di un genocidio. Per evitare fraintendimenti, bisogna tener conto che sicuramente la Shoah è un evento più vicino alla società occidentale moderna, ma è giusto ignorare completamente altri avvenimenti, come se fossero di minore importanza? La risposta di chi ha un minimo di coscienza dovrebbe essere semplice e naturale.

Dimenticare la storia, quella negativa, fa sì che questa possa in qualche modo ripetersi; sminuirla e distaccarla da noi invece, distrugge la dignità di chi ne ha subito le atrocità ed angherie.

Spesso nell'essere umano, balena l'idea di essere giusto; è un eccesso di egocentrismo che conduce alla credenza che tutto sia certo e sicuro nella propria ottica; tutto diventa naturale e semplice, a volte anche scontato. Bisogna però scartare la naturalezza del pensiero e dell'anima quando questa tende a corrompersi, nel tentativo di arrivare ad una visione più completa e giusta del mondo e delle sue articolazioni. Ad oggi accade il contrario e la naturalezza positiva viene eliminata dai preconcetti di un mondo malato, creato su artefici di odio e indifferenza che, puntualmente, vengono coperti da eventi per ripulire la coscienza comune, immettendo nelle persone, l'idea che il proprio senso di colpa non abbia una veridicità. L'uomo medio riesce così distaccarsi ad essere convinto di essere sul rovescio buono, quello limpido nello spirito, della medaglia sociale, sentendosi così al sicuro e ignorando i propri barlumi di coscienza.

Parlare in maniera distaccata di questa giornata è estremamente denigrante. Tendere alla superficialità, ricordando la Shoah, è un insulto nei confronti di tutto il genere umano, sè stessi compresi.


Andrea De Prisco VC

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