Il muro è davvero crollato?

Nove novembre 1989, crolla il muro simbolo della guerra fredda. Un confine non soltanto fisico, ma anche culturale, che ha diviso la Germania, e non solo, per ben ventotto anni. Costruito provvisoriamente nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 per fronteggiare l'esodo della popolazione della Repubblica Democratica Tedesca, governata da un sistema comunista, verso la Repubblica federale di Germania, governata da un sistema capitalistico; ha mietuto almeno 138 vittime, vittime innocenti in cerca solo della possibilità di vivere una vita migliore.

E oggi, a trent'anni dall'accaduto le barriere fisiche non fanno che aumentare, da 16 sono passate a 70, con altre 7 già in costruzione; un fenomeno preoccupante, che interessa tutto il globo e che non accenna a diminuire. Nell'epoca della globalizzazione, dove si condividono le cose più disparate, non si condivide invece la paura di dover abbandonare la propria casa e tutto ciò che c'è di più caro per la possibilità di una vita tranquilla, lontana magari dalla povertà, dalla guerra o da qualsivoglia altra preoccupazione che normalmente (nei paesi del primo e secondo mondo) non si dovrebbe avere. “Siamo il terzo mondo in un podio che non dovrebbe esistere”, queste le parole del cantante En?gma nella canzone Indifesi. L’innalzamento di queste barriere non fa altro che accentuare la differenza tra le varie nazioni, andando a creare un gap economico, culturale e non solo, sempre più difficile da recuperare. Ovunque ci giriamo siamo circondati da barriere: barriere per dividere etnie o gruppi religiosi, barriere erette per motivi di “sicurezza” o più schiettamente barriere per “proteggere il nostro prezioso stile di vita”. Il fatto è che queste barriere, questi muri non fanno altro che confinarci in una bolla di sapone, e quando questa bolla scoppierà, saremo davvero pronti a fare i conti con ciò che abbiamo lasciato che accadesse? Perché signori miei, come diceva Tabucchi “siamo produttori di muri, anche invisibili, anche internamente”. E anche se abbattere questi muri richiede uno sforzo maggiore dell’erigerli, sono sicuro che ne valga la pena, d’altronde qualcosa fondato sulla paura non ha motivo di esistere.
Domenico Landi IVC

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