Vita su Marte, possibile realtà o vana fantasia?

«Tre regioni del corpo, una sola coppia di antenne e sei zampe sono tradizionalmente sufficienti per stabilire l’identificazione come insetto sulla Terra. Per gli artropodi bastano invece un esoscheletro e appendici articolate. Queste caratteristiche dovrebbero essere valide anche per identificare un organismo su Marte. Su queste basi, nelle foto dei rover si possono vedere forme simili ad artropodi e insetti terrestri». Questa l'affermazione di uno dei più stimati entomologi americani, il professor William Rosomer in occasione del congresso annuale dell’Entomological Society of America, tenutosi a St. Louis, Missouri. Le prove a disposizione di Rosomer sono foto della superficie marziana utilizzate senza aggiungere e rimuovere alcun contenuto, variandone soltanto alcuni parametri come luminosità e contrasto, ed utilizzando diversi criteri, che vanno dai resti scheletrici alla differenza con le rocce circostanti, dalla simmetria del corpo ai raggruppamenti di forme diverse. Così facendo ha "riconosciuto" numerose forme di vita simili ad insetti. Ovviamente essendo questa teoria basata sulla sola osservazione di immagini riguardanti un pianeta su cui non sappiamo molto, e che non abbiamo mai visitato in prima persona, non è molto solida. È già infatti arrivata, da parte della responsabile degli affari pubblici della NASA, una smentita ufficiale sulla presunta esistenza delle presunte forme di vita. Secondo  Alana Johnson, come la maggior parte della comunità scientifica, infatti le attuali caratteristiche di Marte non permettono la presenza di organismi complessi come quelli in questione. 
Quella di Rosomer è  quindi una teoria probabilmente non veritiera, ma che ci dà modo di pensare a diverse questioni biologiche, economiche, sociali e politiche. Una tra tante potrebbe essere l'avvenire di una nuova era di colonizzazione nei confronti del territorio marziano, e quindi di una possibile violazione del Trattato sullo spazio extra-atmosferico (il quale impedisce alle nazioni firmatarie la rivendicazione di porzioni o interi pianeti) da parte di una o più nazioni, o perché no, di un'agenzia spaziale privata. In questo scenario dovremmo davvero sperare che il professor Rosomer si sbagli, in modo tale da non preoccuparci della popolazione locale come "abbiamo fatto" nelle Americhe. Anche se va precisato che le forme di vita a cui allude il professore Rosomer sono semplici insetti o giù di lì, quindi farebbero probabilmete la fine dei dodo, insomma niente di importante, no?

Ci stiamo interrogando sulla possibilità di vita su Marte, ma come sarebbe vivere su Marte? Per avere una risposta a questa domanda possiamo affidarci all’architetto danese Bjarke Ingels, ingaggiato insieme al suo studio  dalla Dubai Future Foundation per progettare una città su Marte per il 2117. Il progetto commissionato nel 2017 dal governo degli Emirati Arabi, affronta diverse tematiche: dal tipo di abitazione più funzionale per una vita sul pianeta rosso, al modo di procurarsi energia o carburante per il viaggio di ritorno. Per Ingels e il suo team la tecnica costruttiva ideale è quella di realizzare igloo di materialigonfiabili (ottime per creare ambienti pressurizzati e illuminati alla luce diurna) impiantate in ambienti scavati nella roccia marziana ( al fine di fornire una protezione dalle radiazioni). Mentre per quanto riguarda lo stile di vita, a conti fatti sembra che dovrà essere vegano e ambientalista. E' infatti estremamente difficile riuscire a portare animali terrestri su Marte ( anche perché la loro presenza andrebbe ad intaccare le nostre riserve di ossigeno e di cibo), ed anche se è possibile riuscire ad ottenere: acciaio, alluminio, vetro e plastiche; è poi d'obbligo riciclare il tutto. Insomma, stiamo perdendo la Terra per scoprire come non bisogna vivere su Marte. Comunque chissà se alla fine riusciremo ad avere due pianeti, o soltanto uno. 

Intanto, nel tempo libero, possiamo quindi continuare ad ipotizzare diversi scenari riguardanti la possibilità di trovare inconfutabili prove di vita su Marte, o una sua possibile colonizzazione. Ma per avere certezze bisogna aspettare i dati delle prossime missioni, alcune delle quali per nostra fortuna programmate per il 2020. E quindi vi lascio con un'ultima domanda, un ultimo spunto per riflettere: siamo mossi dalla voglia di esplorare pianeti e scoprire i più profondi segreti dell’universo, o ciò che stiamo facendo vela un’altra speranza, una più oscura? Non stiamo forse cercando un modo per fuggire dalle nostre responsabilità nei confronti della Terra?

Domenico Landi IVC

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